Strappi: opere il cui tratto ricorda la grafic novel; i cui temi sono al centro dell’io – di Lucilla Noviello

Espone allo spazio-galleria de Le artigiane di Roma fino al 4 dicembre Maximiliano Pellegrini, un pittore giovane per entusiasmo e per storia anche se non così imberbe per età anagrafica.

Strappi, il titolo dell’insieme delle opere che ha scelto di proporre per quest’ evento, è il frutto del suo ultimo progetto creativo, dopo le tappe milanesi e parigine.

Lo studio dell’arte grafica tipica del fumetto è evidente anche in questi dipinti che Massimiliano Pellegrini presenta nello spazio-galleria romano e che poi proseguiranno la loro storia di visibilità pubblica in altre città italiane e nuovamente anche francesi, ma insieme con il tratto con il quale l’artista delinea il disegno e poi lo riempie di olio e smalti, i temi dei suoi quadri – come sempre figurativi – sono tutti concentrati sul soggetto pensante che pur non avendo mai un volto specifico da mostrare, possiede però un io definito, nitido, spesso preoccupato e privo di un contesto intorno che lo caratterizzi o lo consoli.

Tutti i quadri sono infatti rigorosamente in bianco e nero, in primo piano presentano un unico soggetto e anche un unico argomento di riflessione. A volte propongono un’apertura, uno strappo vero e proprio, come rivela il titolo stesso della mostra – una ferita disegnata nella tela, da cui tenta di uscire il pensiero del soggetto, o quello dell’artista, o il male, oppure la vita.

C’è una grande forza nelle opere di Massimiliano Pellegrini che mai si trasforma in violenza, neppure quando il soggetto vorrebbe annientare se stesso.

La mancanza di tragicità in ogni quadro è data proprio dal tratto semplice del fumetto – un tratto che crea un rapporto popolare, nell’accezione sana ed estesa del termine, tra lui e il suo pubblico – a cui l’artista fa ricorso riuscendo contemporaneamente a imprigionare tutta la forza di un concetto o di un pensiero in un’ opera che, pur immediata, diretta nella sua proposta figurativa di un albero che nasce da un organo o di mani che tentano di liberarsi mentre invece si intrecciano e si contaminano e si dannano imprigionandosi sempre di più, riesce ad andare oltre il semplice racconto, affermandosi come immanente. E perennemente vivo.

Fonte: AffariItaliani.it